Le chiacchiere...che bel nome: ecco cosa pensò lo Zio Umbero quando chiese come si chiamassero in una pasticceria del centro-nord Italia, mordendone una che subito gli imbiancò i baffi. La mente corse subito al famoso detto "Nella bocca della vacca le chiacchiere sono assai" e al chiacchiericcio un po' pettegolo un po' solidale delle commari di Borgagne e dei "chiazzaluri" melendugnesi. Mangiò un chilo di dolci per carpirne la ricetta e, dopo quella piacevole indigestione, senza domandare a nessuno la ricetta, capì come produrle e ne impastò e frisse quintalate delle migliori del mondo, per la gioia di grandi e bambini. Lo Zio Umberto aveva reso, almeno per i giorni grassi del Carnevale, dolci le chiacchiere, non sollo quelle delle "guantiere", ma "puru quiddhe de li cristiani"!
E siccome lo Zio Umberto non è geloso, ma dispensa miracoli, amore e
tradizione ha fatto sì che la sua ricetta arrivasse fino a noi, ce l'ha
messa a disposizione
Ingredienti per un assaggino di chiacchiere dello Zio Umberto:
1/2 Kg di farina, meglio se del mulino più vicino;
1 cucchiaio di lievito in polvere della putea della Cia;
3 uova, preferibilmente quelle fresche della cummare Uccia;
buccia grattuggiata di 1/2 limone del giardino di Teta;
2 cucchiai di succo di limone (se Teta li ha finiti, chiedili alla commare Donata);
100 g di zucchero bianco, fino e saporito della putea della Margherita;
125 g di burro, se mesciu Totu non ha munto la vacca, vai alla putea della Cia o della Margherita;
1 l di olio (per friggere) se l'annata è buona d'oliva, altrimenti meh sia, usalo di semi;
40 g di zucchero a velo (per guarnire) puoi pure macinare lo zucchero per ottenerlo.
Preparazione come la faceva lo Zio Umberto: mescolate la farina (meno
un cucchiaio) con il lievito. Mettetela sulla spianatoia a fontana e nel
mezzo aggiungete le 3 uova della Uccia, la buccia (grattuggiata,
sapete? None sana!) del limone di Teta e il succo di limone di Donata,
preferibilmente spremuto a mano. Spargetevi lo zucchero e il burro a
fiocchetti.